Perché è importante parlare dei rischi associati al fumo di sigaretta
I rischi per la salute associati e derivanti dal fumo di tabacco sono ben noti, tuttavia l’abitudine al fumo di sigaretta è ancora oggi tra i fattori di rischio più diffusi e preoccupanti in quanto causa di importanti malattie croniche prevenibili quali broncopneumopatia cronica, tumore polmonare, cardiopatia ischemica e molte altre. Per questo motivo si raccomanda di non fumare: una raccomandazione importante soprattutto quando rivolta alle coppie che decidono di avere un figlio. Sappiamo, infatti, che il fumo di tabacco, espone a rischi non solo i genitori ma anche il feto e rappresenta quindi un pericolo per la salute del bambino fin dal periodo pre-concezionale. Per l’esposizione dopo la nascita gli effetti sono maggiori per i bambini quanto più piccoli sono.
È importante ricordare che il fumo di tabacco è una fonte di inquinamento all’interno delle nostre case, ma non è certo l’unica. In casa, come più in generale nei luoghi chiusi, quali scuole, palestre, uffici, è possibile trovare inquinanti presenti nell’aria esterna depositati nella polvere. Inoltre, disinfettanti, detersivi, conservanti, plasticizzanti, colle possono contenere agenti inquinanti; allo stesso modo attività semplici come cuocere il cibo, riscaldare, illuminare o pulire le nostre case possono contribuire a quello che definiamo inquinamento indoor. Per maggiori informazioni sulle fonti di inquinamento indoor, diverse dal fumo di tabacco, e su come proteggersi si rimanda all’opuscolo dell’Istituto Superiore di Sanità “L’aria della nostra casa: come migliorarla?”, al libretto del Ministero dell’Ambiente “Conosci, riduci, previeni gli interferenti endocrini. Un decalogo per il Cittadino”, nonché alla sezione tematica “Aria indoor” del sito del Ministero della Salute.
Fumo di sigaretta: effetti sulla salute
Il fumo di sigaretta contiene oltre 7000 sostanze chimiche, molte delle quali dannose.
Contiene infatti composti chimici cancerogeni come la formaldeide, il benzene, il polonio radioattivo, il PVC; metalli tossici come il cromo, l’arsenico, il piombo, il cadmio; gas velenosi quali il monossido di carbonio, l’ammoniaca, il cianuro, il butano e il toluene.
Una volta inalati, questi composti arrivano rapidamente dai polmoni al sangue e a tutti i tessuti, e passata la placenta anche nel feto.
Il fumo è dannoso non solo per chi fuma direttamente, ma anche per chi respira l’aria dove altre persone fumano o hanno fumato (fumo passivo, “di seconda mano”, o ambientale). Inoltre, le sostanze tossiche si depositano anche su vestiti, pelle, tappezzerie e tappeti, mobili ecc (fumo di “terza mano”), dove vengono assorbite anche per via gastrointestinale e attraverso la pelle. Questo è particolarmente pericoloso per i bambini piccoli!
Il fumo fa male sia alle donne che agli uomini che cercano di diventare genitori.
Il fumo riduce la probabilità di rimanere incinta: le sostanze chimiche presenti nel fumo interferiscono con il funzionamento delle tube, e questo può diminuire la fertilità e aumentare il rischio di complicazioni della gravidanza.
Per quanto riguarda gli uomini, è stato dimostrato che il fumo può causare un danno del DNA degli spermatozoi, con una diminuzione della fertilità e un aumento di malformazioni e aborti.
Il fumo fa male ai bambini prima ancora di nascere.
Il fumo di sigaretta durante la gravidanza può causare complicanze della gravidanza (gravidanza ectopica, rottura prematura delle membrane, distacco della placenta) e aumentare il rischio di nascita pretermine.
L’esposizione del bambino a fumo passivo durante la vita intrauterina avviene per passaggio transplacentare nella circolazione fetale e può essere causa di basso peso alla nascita (evenienza frequente), ma anche di malformazioni congenite e danni ad alcuni organi del bambino nel momento del loro sviluppo quali ad esempio i bronchi e i polmoni.
Tutto ciò aumenta significativamente il rischio di mortalità perinatale.
Il fumo fa male ai bambini una volta che sono nati.
L’esposizione del bambino a fumo passivo può avvenire dopo la nascita, attraverso l’inalazione di aria inquinata da fumo di sigaretta. La casa e l’auto sono i luoghi dove i bambini sono maggiormente esposti.
Dopo la nascita, nei bambini nati da donne che hanno fumato in gravidanza si riscontra un aumento di:
- Sindrome della morte improvvisa del neonato (SIDS)
- Ritardo nello sviluppo neurocognitivo nell’infanzia
- Infezioni respiratorie e in particolare otite media sierosa e otite ricorrente
- Broncospasmo e asma bronchiale
- Rischio di cancro (nel futuro)
Per saperne di più leggi anche i contenuti per i genitori e i cittadini:
Abitudine al fumo di sigaretta: come l'abbiamo misurata in Piccolipiù?
Nella coorte Piccolipiù le informazioni relative all’abitudine al fumo sono state rilevate tramite questionario somministrato alla mamma durante la gravidanza e successivamente nel corso del follow-up a 12 e a 24 mesi.
Per il “Fumo durante la gravidanza” è stata seguita la definizione spesso usata nelle ricerche scientifiche in cui una donna si definisce fumatrice se ha risposto “SI” alla domanda “hai fumato in gravidanza, anche prima di sapere di essere incinta?” e, inoltre, dichiara di aver fumato “almeno una sigaretta al giorno dopo il terzo mese di gravidanza”. Per quanto riguarda il fumo passivo durante la gravidanza è stata analizzata la domanda fatta alle mamme “qualcuno, compreso il tuo partner/padre del tuo bambino, ha fumato a casa, in automobile o a lavoro in tua presenza?”.
Al momento dell’intervista, a 12 e 24 mesi di vita del bambino è stato chiesto alla mamma “Fumi attualmente?”. Nella stessa occasione è stato chiesto alla mamma anche “Abitualmente per quanto tempo al giorno il bambino sta in luoghi chiusi dove delle persone (compresi tu e il tuo partner/padre del bambino) fumano in sua presenza? (ad es. in casa o in automobile)”.
Vengono di seguito riportate le percentuali delle donne fumatrici durante la gravidanza dopo il primo trimestre (Figura 1) nella coorte Piccolipiù e il tempo trascorso in gravidanza in luoghi chiusi (casa o automobile) in cui le persone fumano (Figura 2). I dati riportati rappresentano solo un’indicazione della percentuale di donne in gravidanza potenzialmente esposte al fumo*.
*In generale i dati raccolti e presentati, provenendo da uno studio di coorte di nati, ovvero una popolazione selezionata, sono solo indicativi né generalizzabili a tutta la popolazione.
Figure 1 e 2. Percentuale di mamme della coorte Piccolipiù che dichiarano di fumare durante la gravidanza (dopo il terzo mese) (Figura 1). Il tempo che la mamma in gravidanza trascorre in ambienti chiusi in cui le persone fumano (Figura 2).
Viene di seguito riportata la percentuale di mamme della coorte Piccolipiù che dichiarano di fumare quando il bambino ha 12 mesi o 24 mesi (Figura 3). Inoltre, è riportata la percentuale di bambini in relazione alla quantità di tempo che trascorrono in luoghi chiusi in cui le persone fumano (Figura 4). Infine, viene riportata la percentuale di partner delle mamme con abitudine al fumo a 12 o 24 mesi del bambino (Figura 5). I dati forniscono solo un’indicazione dei bambini potenzialmente esposti al fumo*.
*In generale i dati raccolti e presentati, provenendo da uno studio di coorte di nati, ovvero una popolazione selezionata, sono solo indicativi né generalizzabili a tutta la popolazione.