Particolato atmosferico (PM)
- Post by: Redazione
- 18 Dicembre 2019
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Siamo abituati a fare riferimento al particolato atmosferico o materiale particellare con i termini di polveri sottili o pulviscolo; si tratta dell’insieme di particelle presenti nell’aria che ogni giorno respiriamo. La sigla PM deriva dai termini inglesi Particulate Matter.
Il particolato atmosferico è considerato un buon indicatore della qualità dell’aria, è formato da un insieme di particelle solide di diversa natura, composizione chimica e dimensione (tra 10 e 2,5 micron). Viene distinto in classi dimensionali che corrispondono alla capacità di penetrazione nelle vie respiratorie (il numero sta ad indicare la grandezza del diametro della particella che può variare fino a 10 micron o micrometri – µm: 1 micron=1 milionesimo del metro). In particolare:
- Il PM10 – particolato formato da particelle con diametro minore di 10 µm, che è una polvere inalabile, ed è chiamato anche frazione toracica in quanto è in grado di penetrare nel primo tratto dell’apparato respiratorio (naso, gola e trachea – faringe e laringe).
- Il PM2.5 – particolato fine con diametro < 2.5 µm, formato da particelle più piccole, che è una polvere toracica o frazione respirabile, cioè in grado di arrivare ancora più in profondità nei polmoni e penetrare nel tratto tracheobronchiale (trachea, bronchi, bronchioli).
Il particolato atmosferico presenta una differente tossicità a seconda della provenienza e, in genere, quello derivato da attività umane è più tossico rispetto a quello determinato da fenomeni naturali. La sua concentrazione può essere del tutto differente da città a città in base a diversi fattori quali lo sviluppo del centro urbano e la presenza di industrie, i combustibili utilizzati e il clima. I rischi per la salute associati a polveri sottili di diametro inferiore a 10 e 2.5 micron (PM10 e PM2.5) sono ben documentati.
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